Negl’ultimi anni stiamo assistendo ad una veloce evoluzione tecnologica, favorita dall’integrazione di funzionalità informatiche che trasformano gli apparati di videosorveglianza in veri e propri terminali intelligenti.
Parliamo di funzionalità quali l’antiattraversamento, l’antiabbandono, l’oggetto mancante, il cambio di scena, il riconoscimento facciale e la termografia.
Una delle aziende piu’ evoluta nel settore delle videoanalisi è sicuramente la Dahua. La maggiorparte dei sistemi commercializzati infatti integra molte delle funzioni sopracitate.
Vediamo nel dettaglio come funzionano:
antiattraversamento
Fino a qualche anno fà e ancora oggi, la maggiorparte dei sistemi integrava la funzione “motion detector”. Quest’ultima permette di selezionare una porzione di immagine e, se nell’area scelta si verificava un movimento, il videoregistratore ci dava un allarme.
Questa funzione si basava sulla variazione dei toni di grigio e qualsiasi movimento, dal classico gatto, alla pianta che si muoveva col vento, ci dava l’allarme.
A causa di queste limitazioni la funzione si è dimostrata inutilizzabile come sistema antintrusione. Bensì può essere utilizzata per la registrazione solo su movimento per risparmiare spazio sul disco rigido.
Nella funzione di antiattraversamento invece vengono disegnate a schermo una o più linee immaginarie e l’attraversamento in un senso, nell’altro o in entrambe genera l’allarme.
Ma per evitare falsi allarmi è altresì possibile inserire il range di dimensione dell’oggetto o persona rilevata.
La telecamera in questi casi deve essere installata più in alto per permetterne un orientamento di circa 45° dal piano . L’altezza d’installazione varia quindi dalla distanza del perimetro da proteggere e dall’ottica scelta.
E’ inoltre possibile determinare una vera e propria area, dove la segnalazione di intrusione viene determinata dall’ingresso, dall’uscita o da entrambe le situazioni.
antiabbandono
Quenta funzionalità è molto utile in ambienti sensibili a rischio terroristico. E’ possibile rilevare l’abbandono di un oggetto per un tempo superiore a quello impostato e di dimensioni che rientrano in un range programmato.
oggetto mancante
Al contario dell’antiabbandono questa funzione rileve la mancanza di un oggetto sempre di dimensioni prestabilite per un tempo superiore a quello impostato.
Pensiamo ad esempio al furto di un quadro in un museo.
cambio di scena
Anche questa funzione risulta molto utile. Rileva infatti lo spostamento intenzionale della telecamera e l’eventuale oscuramento.
riconoscimento facciale
Con questa funzione la telecamera riesce a catturare i volti delle persone inquadrate, memorizzandoli e creando una stima dell’età del soggetto inquadrato.
Questa tecnologia permette l’apertura di accessi senza intervento manuale tramite il semplice riconoscimento facciale.
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termografia
Questo sistema rileva l’ emissione infrarossa degli oggetti, rilevando il livello di temperatura. Esistono telecamere ibride che trasmettono due immagini: l’immagine normale e quella termica.
Quest’ ultime sono molto utili per la visione in condizioni avverse (nebbia, buio totale ecc..) dove le normeli telecamere non possono vedere.
Mi viene lampante l’esempio di immagini dall’alto trasmesse da elicotteri e droni che rilevano persone in fuga in inseguimenti polizieschi.
Questa tecnologia torna molto utile e attuale con l’emergenza covid19. Permette infatti anche la misurazione della temperatura corporea dei soggetti inquadrati.
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Il trattamento dei dati personali effettuato mediante l´uso di sistemi di videosorveglianza deve seguire le linee guida in materia di rispetto della privacy
Un impianto di videosorveglianza deve comunque trovare un compromesso tra la legittima necessità di proteggere da malintenzionati le proprie propietà ed il trattamento delle immagini dei soggetti che vengono ripresi.
principi generali
La registrazione, la conservazione e l´utilizzo di immagini configura un trattamento di dati personali ma può allo stesso tempo essere utile all’acquisizione di prove di reato.
Quindi per il principio di necessità sia da parte di privati e sia da parte di pubbliche amministrazioni (ad esempio per monitorare il traffico), le immagini possono essere acquisite ed archiviate purchè non ledano i diritti di rispetto della privacy.
COSA DICE LA LEGGE
Per l’utilizzo dei sistemi di videosorveglianza il Garante della Privacy si esprime in tal senso:
6.1. Trattamento di dati personali per fini esclusivamente personali L´installazione di sistemi di videosorveglianza -come si rileva dall´esame di numerose istanze pervenute all´Autorità- viene sovente effettuata da persone fisiche per fini esclusivamente personali.
In tal caso va chiarito che la disciplina del Codice non trova applicazione qualora i dati non siano comunicati sistematicamente a terzi ovvero diffusi, risultando comunque necessaria l´adozione di cautele a tutela dei terzi (art. 5, comma 3, del Codice, che fa salve le disposizioni in tema di responsabilità civile e di sicurezza dei dati).
In tali ipotesi possono rientrare, a titolo esemplificativo, strumenti di videosorveglianza idonei ad identificare coloro che si accingono ad entrare in luoghi privati (videocitofoni ovvero altre apparecchiature che rilevano immagini o suoni, anche tramite registrazione), oltre a sistemi di ripresa installati nei pressi di immobili privati ed all´interno di condomini e loro pertinenze (quali posti auto e box).
COME COMPORTARSI
Benché non trovi applicazione la disciplina del Codice, al fine di evitare di incorrere nel reato di interferenze illecite nella vita privata (art. 615-bis c.p.), l´angolo visuale delle riprese deve essere comunque limitato ai soli spazi di propria esclusiva pertinenza (ad esempio antistanti l´accesso alla propria abitazione) escludendo ogni forma di ripresa, anche senza registrazione di immagini, relativa ad aree comuni (cortili, pianerottoli, scale, garage comuni) ovvero ad ambiti antistanti l´abitazione di altri condomini.
Nell´uso delle apparecchiature volte a riprendere, con o senza registrazione delle immagini, aree esterne ad edifici e immobili (perimetrali, adibite a parcheggi o a carico/scarico merci, accessi, uscite di emergenza), resta fermo che il trattamento debba essere effettuato con modalità tali da limitare l´angolo visuale all´area effettivamente da proteggere, evitando, per quanto possibile, la ripresa di luoghi circostanti e di particolari che non risultino rilevanti (vie, edifici, esercizi commerciali, istituzioni ecc.).
adempimenti
In qualsiasi ambito dove le persone devono accedere a luoghi videosorvegliati, queste devono essere preventivamente avvertite tramite apposite segnalazioni.
Questa segnalazione deve essere apposta tramite appositi cartelli dove deve essere indicato:
il motivo del trattamento delle immagini
la persona o l’ente preposto alla raccolta dei file
se le immagini sono soltanto in live o anche registrate
Questo obbligo viene meno se ad effettuare registrazioni sono operatori di polizia giudiziaria per lo scopo di pubblica sicurezza o indagini.
Alla luce di tale previsione del Codice, i predetti titolari del trattamento di dati personali devono osservare i seguenti principi:
Tuttavia quest’ultimi non avendo l’obbligo di segnalare l’installazione di telecamere, possono comunque apporre tale segnalazione per ragioni di prevenzione dei reati
Comunque sia sistemi che prevedano attraverso sistemi biometrici l’identificazione di persone o sistemi che prolungano il termine massimo di 24 ore per l’archiviazione delle registrazioni , devono essere approvati dal Garante della Privacy.
archiviazione dei dati
L’archiviazione dei dati deve essere eseguita in sistemi sicuri dove chi è predetto al trattamento dei dati deve accedere soltanto tramite inserimenti di password.
Per impianti connessi in rete o impianti con trasmissione wireless questi devono essere protetti da attacchi informatici.
La conservazione delle immagini, tranne per utilizzo per scopi di polizia giudiziaria deve essere eseguita per massimo 24 ore, fanno eccezione i casi in cui a causa ad esempio di chiusure domenicali di negozi, non può essere utilizzato questo arco temporale.
Per gl’enti statali ad esempio i comuni per la tutela della sicurezza urbana questo termine viene prolungato in massimo 7 giorni.
diritti delle persone
Le persone “identificabili” interessate dalla registrazione possono in qualsiasi momento accedere ai dati che li riguardano e verificare la rispondenza alle prescrizioni di sicurezza delle modalità di accesso.
locali commerciali e lavoratori
E’ vietato il controllo a distanza dell’attività lavorativa. Nei casi in cui la videosorveglianza debba soddisfare le necessità di sicurezza sul lavoro o necessità produttiva il Garante della Privacy si è espresso in tal senso:
“gli impiantidai quali può derivare anche la possibilità di controllo a distanza dell´attività dei lavoratori, possono essere installati soltanto previo accordo con le rappresentanze sindacali aziendali, oppure, in mancanza di queste, con la commissione interna. In difetto di accordo, su istanza del datore di lavoro, provvede l´Ispettorato del lavoro, dettando, ove occorra, le modalità per l´uso di tali impianti” (v., altresì, artt. 113 e 114 del Codice; art. 8 l. n. 300/1970 cit.; art. 2 d.lg. n. 165/2001).
Nel caso in cui le telecamere siano utilizzate in edifici scolastici, queste possono essere attivate soltanto negli orari di chiusura dell’attività, tranne ovviamente nei casi di indagini degl’organi di polizia.
Tutti noi osserviamo l’ambiente esterno grazie alla luce. Il nostro occhio interpreta i raggi di luce ricevuti e invia al nostro cervello le informazioni necessarie per comporre l’immagine.
Qui succede qualcosa che molti di noi inconsciamente non valutiamo. Le immagini che il nostro cervello acquisisce vengono abbinate da quest’ultimo a stati emotivi ed emozionali.
Una lampada a luce calda ad esempio, in un contesto dove la stanza nella quale ci troviamo ha pareti in pietra e magari un caminetto acceso, risalta le sensazioni di calore ed accoglienza.
Riuscirà a regalare soprattutto a chi è appassionato di storia ed antiquariato, l’emozione di rivevere i giorni passati dai nostri antenati davanti al camino con la sola luce dello stesso e di qualche candela.
Lo stesso effetto sicuramente non ce lo darà una lampada a luce fredda e tendente all azzurro.
Con lo stesso colore di luce avremo due effetti diversi anche in termini quantitativi.
Riportiamo l’esempio della stanza a pietra con il camino, un conto è avere una lampada alogena a luce calda, ad esempio da 60w, ed un conto è avere un faro da 500w sempre a luce calda.
Capite benissimo come l’effetto soft e familiare vada a perdersi.
Quindi anche la quantità oltre che al colore influisce sui nostri stati d’animo.
La luce è una radiazione elettromagnetica che varia in frequenza. Ma senza entrare in dettagli tecnici, ci limiteremo ad analizzare le radiazioni luminose percepite dall’occhio umano.
A questo punto sorge spontanea una domanda. Ci sono anche radiazioni luminose invisibili all’occhio umano?
Qui sopra vi porto l’esempio di un led infrarosso non visibile ad occhio nudo ma soltanto attraverso una videocamera. Provate anche voi ad inquadrare con lo smartphone il telecomando della vostra televisione, premendo un tasto qualsiasi.
Nello schema qui sopra potete notare come soltanto una minima parte delle radiazioni elettromagnetiche sia effettivamente visibile dall’ occhio umano.
colore e temperatura
Il colore delle sogenti luminose elettriche viene classificato in gradi Kelvin. Maggiore è questa gradazione e maggiore sarà la tendenza al colore blu della luce. Viceversa una temperatura bassa corrisponde ad una luce tendente al rosso.
Generalmente la luce che si posiziona sui 4000°k viene definita luce naturale, la luce che si attesta sui 2700°k viene definita luce calda. Mentre la luce superiore ai 5500°k viene chiamata luce fredda.
Come descritto sopra la luce a tono caldo è più indicata in ambientazioni rustiche, storiche ecc…
La luce che invece si attesta sui 5000/6000°k viene usata maggiormente su locali industriali, uffici e attività commerciali.
La luce naturale è la più usata, sta prendendo il sopravvento nell’ illuminazione stradale con i led, viene definita anche luce lunare perchè ha quella colorazione tipica della luce solare riflessa dalla luna.
apparecchi luminosi per la casa
Scegliere il tipo di illuminazione richiede un attento studio delle effettive necessità dell utente finale.
La disposizione dei corpi illuminanti va definita alla perfezione durante la messa in opera dell’impianto elettrico.
Il detto dice: “la luce è bella quando non se ne vede l’origine”. Questa è una regola chiave del light design.
Pensiamo infatti al sempre maggior uso di striscie led a delineare i contorni dei nostri soffitti.
STRIP LED
Questo tipo di illuminazione è di tipo a diffusione, può essere complementare ma non è adatta ad illuminare da sola una stanza. L’effetto è scenografico e sorprendente all’accensione della stessa.
Con le moderne strisce led rgb possono anche esser utilizzati giochi di colori.
Per quanto riguarda l’illuminazione a soffitto questa è sicuramente efficiente ma poco affascinante a meno che ad essere illuminato non sia un semplice lampadario ma bensì una lampada artistica.
Il loro uso va sempre comunque consigliato al di sopra di penisole in cucina o tavoli da pranzo.
L’illuminazione a soffitto semplifica certamente la scelta di punti illuminanti in camere, bagni e servizi.
FARETTI
I famosi faretti invece sono più indicati per mettere in evidenza pareti con texture particolari ed oggetti da far risaltare.
Sono da preferire quelli del tipo orientabile, va sempre preso in considerazione la larghezza del fascio luminoso della lampadina.
Ultimamente in commercio si trovano molti modelli in gesso che vengono posati direttamente “a filo” con il soffitto.
L’utilizzo dei faretti è quasi d’obbligo in ambienti lunghi e stretti (ad esempio in un corridoio), dove avremo altrimenti bisogno di più punti illuminanti a soffitto o a parete.
APPLIQUE
Un altro tipo di lampada è l’applique a parete
Le applique possono essere di due tipi, a luce diffusa come nel primo esempio o a luce semidiffusa come negl’altri due esempi.
Sono sconsigliate in ambienti con i soffitti scuri (ad esempio in legno)in quanto la luce riflessa è inesistente e hanno come problematica quella di occupare pareti e creare coni d’ombra se vicino c’è un mobile.
BINARIO
Un altro tipo di soluzione può essere l’ illuminazione a binario
Questo tipo di illuminazione equivale in sostanza a quella a feretti incassati, puo essere orientata a piacere e il numero di corpi illuminanti solitamente può essere incrementato entro i limiti del trasformatore.
Inoltre i corpi illuminanti possono essere spostati in qualsiasi posizione.
PIANTANA
Un altro tipo di illumiazione degna di nota è quella a da terra.
Questo tipo di illuminazione è adatta ad illuminare tavoli da pranzo ma può essere usata anche per angoli lettura permettendo un risparmio di energia, potendo grazie a quast’ultima , spegnere tutte le altre luci della stanza.
Un consiglio generale che vi dò è quello di non acquistare lampade con led integrati (tranne nel caso dei mini faretti). Preferite sempre corpi illuminanti con lampade led intercambiabili.
In caso di guasto infatti potreste trovarvi nella condizione di dover mandare in riparazione l’intera lampada.
luce necessaria
Molti pensano che l’espressione in watt indichi la potenza della lampadina. In parte è vero ma non indica la potenza luminosa, bensì la potenza consumata.
Per capire quanta luce emette una lampadina bisogna prendere in considerazione il valore in “Lumen” da non confondere con i “lux”.
Il Lumen infatti indica la quantità di luce emessa ed il lux è la quantità di lumen per metro quadrato in determinate condizioni.
TIPOLOGIE DI LAMPADE
Nelle nostre abitazioni possiamo trovare solitamente quattro tipi di lamapade
incandescenza
alogene
fluorescenti
led
Le prime due, quelle ad incandescenza ed alogene, sono lampade che utilizzano l’accensione di un filamento metallico per produrre luminosità. questa accensione non provoca la rottura del filamento grazie ad uno speciale gas contenuto all’interno.
alogenaincandescenza
L’energia utilizzata viene in gran parte dispersa sotto forma di calore. Quindi il loro utilizzo è fortemente sconsigliato.
Le lampade fluorescenti, vedi i classici neon, emettono luce attraverso l’innesco di un gas , per l’appunto fluorescente, consumano molto meno delle prime due ma hanno come tallone d’Achille il numero di accensioni.
fluorescente
Inoltre hanno bisogno di qualche minuto prima di emettere la massima luminosità. Questo le rende inadatte in luoghi di passaggio.
Le lampade a led rappresentano attualmente la soluzione ideali in quanto consumano pochissimo, scaldano pochissimo ed emettono nell’immediatezza la massima luminosità.
WATT E LUMEN
Quando si compra una lampadina erroneamente guardiamo soltanto il valore in watt. E’ invece più importante il valore in lumen , ossia il valore della luminosità emessa dalla lampadina.
Ad esempio per avere una luminosità di 600 lm dobbiamo acquistare una lampada:
alogena da 42w
incandescenza da 60w
fluorescente da 11w
led da 7w
Potete ben vedere la differenza di consumo per avere la stessa luce. Senza considerare la durata, in genere maggiore , ma spesso non è così se prendiamo lampade di scarsa qualità , delle lampade a led.
QUI SOTTO TI ELENCO ALCUNI LINK PER L’ACQUISTO DI CORPI ILLUMINANTI E LAMPADINE:
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Supponiamo di avere all’interno di un azienda o di un ufficio cinque computer, per trasferire documenti foto o qualsiasi altro contenuto da un computer all’altro dovremmo salvarli su di una chiave usb o su un dvd e trasferirli manualmente da un pc all’altro.
Inoltre se da ogni postazione avessimo la necessità di stampare dei documenti , ogni pc avrebbe bisogno di una stampante.
Per sopperire a questo abbiamo bisogno di una rete dati, ossia un collegamento fisico o wifi tra i vari computer , tramite apposita scheda di rete (ormai quasi sempre integrata su tutte le periferiche).
Grazie alla rete possiamo condividere tra i vari pc un unica stampante, avendo così, tra le altre cose, la possibilità di acquistarne una più performante anzichè cinque più scadenti.
Come dice la parola stessa per rete si intende una serie di fili collegati ad un nodo dove ripartono altri fili.
Nel nostro nodo abbiamo una prima apparecchiatura che ci permette di strutturare la nostra piccola rete di cinque computer. Questa apparecchiatura è lo switch.
switch
Lo switch smista i vari dati provenienti da un pc al pc destinatario, riconoscendo le apparecchiature ad esso collegate tramite un indirizzo univoco, l’indirizzo “ip”.
indirizzo ip
L indirizzo ip è composto da quattro blocchi di numeri separati da punti. I primi tre blocchi identificano la rete e l’ultimo blocco identifica i pc presenti in rete.
Avremo ad esempio una rete con un indirizzo base 192.168.001.001 ed un computer connesso a tale rete con un indirizzo 192.168.001.002. o superiore considerando che il massimo indirizzo definito dalla subnet mask per i primi tre blocchi è il 255.255.255.000.
server
In impianti più professionali troviamo a capo della nostra rete lan un server che è un pc con caratteristiche più evolute sia in termini di prestazioni e sia in termini di sicurezza.
In ogni rete riescono a comunicare apparecchiature che hanno la stessa classe di indirizzo. Per far comunicare tra loro due o più switch con classe di indirizzi ip diversi abbiamo bisogno di un router.
router
Il router viene usato anche per connetterci alla rete internet. Un router può essere anche modem nei casi in cui, ad esempio negli impianti Telecom, ci connettiamo ad internet tramite rete analogica telefonica.
Il router nelle configurazioni di indirizzi ip viene indicato col nome di gateway e tutti i pc o sistemi ad esso connessi devono avere un indirizzo ip compatibile.
Esistono anche router dove poter inserire una scheda sim e utilizzare i dati di quest’ultima per connettersi ad internet.
cablaggio strutturato
Come è composta fisicamente una rete lan?
La rete lan solitamente è composta da una serie di cavi con al loro interno quattro doppini incrociati. Questi cavi lan possono anche essere schermati e la loro qualità è data dalla categoria.
La categoria ci indica la velocità massima supportata dal cavo. Attualmente la categoria massima è la 7A.
Per poter funzionare tutti i componeti, dagli apparati alle singole prese , devono supportare la categoria scelta.
Meno usato a causa dei costi maggiori e delle difficoltà impiantistiche è l’utilizzo della fibra ottica.
reti man
Sono le reti metropolitane, wireless o cablate in fibra otttica , hanno il compito di connettere tra loro i vari edifici.
reti wan
Le reti wan sono le reti geografiche che connettono tra di loro le varie città.
internet
L’ insieme di tutte queste reti ha dato origine ad internet. In internet ogni singolo utente viene individuato da un indirizzo “ip” univoco.
Questi indirizzi ip possono essere statici, richiedendolo solitamente tramite pagamento al proprio gestore , o dinamici. In quest’ ultimo caso ogni qual volta il nostro router o il nostro modem si connette ad internet, l’indirizzo ip cambia.
Per l’indirizzo ip internet non valgono le limitazioni indicate sopra ma possiamo averne uno dove ad esempio la nostra stringa di numeri inizia con 800.
wifi o wireless
Queste due terminologie vengono spesso confuse tra di loro. Iniziamo col precisare che un dispositivo wifi è un dispositivo wireless. Ma ad esempio può essere wireless un dispositivo bluetooth.
Con wireless si intende infatti tutto l’insieme di tecniche di trasmissione senza fili.
Il wi-fi utilizza le onde radio per trasmettere i dati dal router al vostro pc. Le onde trasmesse si misurano in gigahertz.
Le frequenze utilizzate sono di 2,4 e 5 gigahertz al secondo. La prima è più lenta ma funziona meglio su lunghe distanze, viceversa la seconda.
Succedeva frequentemente che il segnale wifi della nostra abitazione veniva disturbato da vari dispositivi radio presenti nell’abitazione.
I dispositivi più recenti utilizzano più canali di trasmissione per ovviare a questi problemi.
Il wifi emette onde a voltaggio basissimo e inferiori a molte altre onde utilizzate per altri tipi di comunicazioni.
Ad oggi l’Organizzazione Mondiale della Sanità non ha rilevato nessuna interferenza con il nostro corpo.
VI ALLEGO QUI SOTTO ALCUNI LINK A MATERIALI D’ESEMPIO TRATTATI NELL’ARTICOLO E ALTRI OGGETTI INTERESSANTI:
L’energia che riceviamo dal sole è gratuita e poco sfruttata. l’energia che il sole irradia sul nostro pianeta è soltanto una piccolissima parte dell’energia irradiata nello spazio.
Si calcola comunque che il pianeta terra riceve dal sole circa 750 quadrimilioni di kw/ora, quantità che se sfruttata potrebbe risolvere o perlomeno alleggerire il fabbisogno energetico del nostro pianeta.
Si calcola che a mezzogiorno, in giornate soleggiate e su di una superficie orizzontale, sul livello del mare si ha una irradiazione di 1 kw a metro quadro.
Questo valore aumenta a superficie inclinata e ad altezze superiori.
pannelli fotovoltaici
I pannelli fotovoltaici sono costituiti da tante piccole celle fotovoltaiche collegate tra loro.
Queste celle sono formate da strati di silicio, materiale abbondantemente presente nel nostro pianeta, soprattutto nella sabbia marina.
Quando queste celle vengono colpite dai fotoni emessi dal sole, si crea al loro interno un campo elettrico.
I pannelli fotovoltaici sono perlopiù di tre tipi:
Monocristallini
Policristallini
Amorfi
Il loro nome è dato dalla quantità e quindi dalla purezza dei cristalli prodotti dalla fusione del silicio.
Il monocristallino ha un efficienza di circa il 18% ed è prodotto da un unico cristallo
Il policristallino ha un efficienza di circa il 15% ed è prodotto da più cristalli.
I moduli amorfi sono i più economici, hanno un efficienza di circa il 10 % e non utilizzano i cristalli di silicio. Hanno come pregio però quello di funzionare con qualsiasi tipo di luce.
Una singola cella produce dei volt , in base al numero di celle collegate in serie si raggiunge il voltaggio desiderato. Anche la potenza in watt delle singole celle si somma.
Più pannelli collegati in serie vengono denominati “stringa”.
Il loro orientamento è naturalmente verso il sud terrestre e per un miglior rendimento la loro inclinazione varia in base alla latitudine terrestre del sito.
Esistono tuttavia anche sistemi ad inseguimento solare.
regolatori di carica e batteria
Se l’utilizzo del nostro impianto è previsto anche nelle ore notturne abbiamo bisogno di un accumulo . Questa potenza da accumulare viene immagazzinata in batterie.
Tra il pannello e le batterie va inserito un regolatore di carica che regola appunto la carica delle suddette batterie.
In alternativa l’energia prodotta dai pannelli viene immessa nella rete di ditribuzione elettrica e se c’è una differenza a nostro favore rispetto ai consumi, ci viene rimborsata.
inverter
Se il nostro carico, come spesso accade, deve essere alimentato a tensione alternata, abbiamo bisogno dell’ inverter.
La stragrande maggioranza degli attuali inverter hanno integrato il regolatore di carica e l’ingresso per le batterie.
L’ inverter viene utilizzato sia negli impianti con accumulo e sia in impianti connessi alla rete elettrica.
In ingresso accettano dei livelli di tensione minima e massima. Per restare all’ interno di questo range occorre decidere se e come collegare in serie o in parallelo i pannelli fotovoltaici .
Spesso vengono usati dei quadri di stringa dove vengono accoppiate le varie stringhe di pannelli.
dimensionamento
A differenza della rete elettrica dove ad esempio per una normale abitazione abbiamo 3 kw disponibili e possiamo utilizzarli anche 24 ore su 24, per gli impianti fotovoltaici occorre fare un altro tipo di ragionamento.
Mentre per l’impianto di casa ragioniamo con calcoli sulle potenze, in quelli fotovoltaici dobbiamo ragionare in termini di energia disponibile.
La capacità di fornitura elettrica si calcola in kw/orari.
Soprattutto negli impianti ad isola (senza rete elettrica ) va calcolata la potenza di ogni carico per le ore di funzionamento.
Se ad esempio dai nostri calcoli consumiamo 20 ampere/ora al giorno, la nostra batteria ci deve garantire un valore nettamente più grande per sopperire ai giorni di mancata insolazione e alle perdite fisiologiche dell’impianto.
Altrimenti a lungo andare ci ritroveremo con le batterie scariche e l’impianto inutilizzabile.
Allo stesso modo i pannelli fotovoltaici devono essere proporzionati al livello di carica che dobbiamo raggiungere con le batterie. Tenendo presente che i watt di picco indicati nella scheda del pannello non sono sempre facilmente raggiungibili.Si utilizza quindi un moltiplicatore di 1,5 per i calcoli in watt dei pannelli da utilizzare.
QUANTA POTENZA SERVE?
La loro potenza disponibile varia infatti in base a innumerevoli fattori quali l’inclinazione, la stagione, il valore di insolazione medio annuo del sito ecc…
Facciamo un esempio:
Supponiamo di avere una bungalow al mare e dobbiamo mantenere attiva una luce led da 11 w , un televisore ed un frigorifero. Quest’ultimo deve restare in funzione tutto il giorno, mentre per il televisore e la luce calcoliamo tre ore al giorno ciascuno.
Supponiamo di prevedere un autonomia in caso di maltempo di 5 giorni e che il valore da utilizzare per il calcolo dell’ irragiamento solare sia di 3,5 calcoliamo che:
il frigorifero consuma 0,4 kw/orari
il televisore consuma 0,1 kw/orari
la luce consuma 0,04 kw/orari
abbiamo quindi bisogno di 0,54 kw/orari ogni giorno.
I watt di picco dei pannelli, calcolando un moltiplicatore per i motivi indicati sopra, abbiamo (540 watt orari/3,5 )x 1,5 = 230 wattpicco
Per calcolare gli ampere delle batterie calcoliamo quanto segue:
Ah= (540 wh/12volt)x 5 giorni= 225 ah di accumulo
Per il regolatore di carica calcoliamo quanto segue:
In questo articolo andiamo a studiare quali sono le migliori strategie per limitare il consumo di energia elettrica . Iniziamo il nostro percorso dall’analisi dei singoli elettrodomestici. Questi all’acquisto vengono catalogati da una classe energetica.
Naturalmente la classe energetica di qualsiasi apparecchio determina un punto a nostro favore perchè indica, a parità di uso, l’efficenza dello stesso. Inizialmente un elettrodomestico in classe A+++ costerà di più di uno di classe minore, ma sarà possibile nel tempo ammortizzare questa spesa.
frigorifero
Il frigorifero è l’elettrodomestico che tra tutti rappresenta la spesa maggiore in bolletta. Essendo infatti acceso 24 ore al giorno può arrivare a gravare i consumi per oltre il 25%. Per farne buon uso dobbiamo capirne prima il funzionamento, senza entrare troppo in dettagli tecnici .
Nella parte posteriore è presente una serpentina tramite la quale il frigorifero deve smaltire il calore scambiato con la parte interna. Per favorire questo scambio, e quindi per risparmiare energia, dobbiamo adottare degli accorgimenti:
distanziare l’apparecchio dal muro il più possibile
non posizionarlo vicino a fonti di calore quali camini, piani cottura, stufe o vicino a finestre.
evitare pareti non isolate esposte a sud
aprire il frigorifero il meno possibile , sia come numero di volte e sia come durata.
non introdurre all’interno cibi caldi.
Ed infine vi suggerisco un piccolo trucco. Partendo dal presupposto che il frigorifero deve abbassare la temperatura al suo interno, fino alla temperatura impostata tramite il termostato, dobbiamo cercare di diminuere questa volumetria. Può risultare utile inserire dei blocchi di materiale isolante, ad esempio di polistirolo, nei ripiani non utilizzati.
congelatori
I congelatori hanno lo stesso principio di funzionamento di un frigorifero, a grandi linee, cambia soltanto la temperatura impostata. Quindi valgono tutti i consigli espressi qui sopra.
Bisogna però precisare che esistono due tipologie in base alla quale cambia di molto l’efficienza. Quelli verticali e quelli orizzontali.
Proprio a causa della forma è meglio preferire quelli orizzontali. La fisica ci insegna che l’aria calda sale e l’aria fredda scende.
Quando andiamo ad aprire un congelatore verticale abbiamo grosse perdite di freddo e l’aria ambientale riesce facilmente ad essere scambiata con quella interna. Mentre nei congelatori orizzontali, benchè molto più scomodi, questi scambi termici sono più attenuati.
forno
Il forno elettrico consuma molta energia essendo riscaldato da grosse resistenze. Di media un forno consuma 2 kw, ma in usi casalinghi generalmente incide poco sulle bollette in quanto usato saltuariamente.
La prima regola è naturalmente quella di aprirlo il meno possibile per evitare uscite di calore e quindi successivi riavvii. Se possibile attivare la funzione di ventilazione interna per uniformare la cottura ed abbreviarne i tempi.
Per piccole cotture e scongelamenti preferite un microonde in quanto consuma circa la metà ed è più veloce.
Spegni il forno poco prima di terminare la cottura per sfruttare il mantenimento di calore finale. senza aprire lo sportello.
lavatrice
Questo elettrodomestico non essendo immediatamente necessario, andrebbe acceso soltanto nelle fascie orarie meno costose del vostro piano tariffario.
Evitate lavaggi con basso carico e a temperature superiori ai 60°
Evitate il prelavaggio se non necessario o se necessario per pochi capi, fate un prelavaggio a mano.
Se avete una fonte di calore per la produzione dell’acqua calda quali termocamini, pannelli solari ecc.. , predisponete un miscelatore in corrispondenza della lavatrice.
Nel momento in cui dovete andare ad eseguire un lavaggio con acqua calda potete così usare quella dell’impianto evitando di accendere la resistenza della lavatrice. Il termostato interno infatti non l’accenderà, o l’accenderà di meno, se troverà l’acqua immessa già a temperatura.
lavastoviglie
Per questo elettrodomestico valgono parte delle indicazioni fatte per le lavatrici. Scegliete innanzitutto la capienza più adatta alla quantità di persone presenti nel vostro nucleo familiare.
Cercate di farla lavorare a pieno regime
Usatela nelle fasce meno costose del vostro tariffario elettrico.
Evitate di usare l’asciugatura con l’aria calda, ma lasciate aperto lo sportello a fine lavaggio per qualche minuto.
Se avete una fonte di calore per la produzione dell’acqua calda quali termocamini, pannelli solari ecc.. , predisponete un miscelatore in corrispondenza della lavatrice.
Nel momento in cui dovete andare ad eseguire un lavaggio con acqua calda potete così usare quella dell’impianto evitando di accendere la resistenza della lavastoviglie. Il termostato interno infatti non l’accenderà, o l’accenderà di meno, se troverà l’acqua immessa già a temperatura.
illuminazione
Nelle nostre abitazioni possiamo trovare solitamente quattro tipi di lamapade
incandescenza
alogene
fluorescenti
led
Le prime due, quelle ad incandescenza ed alogene, sono lampade che utilizzano l’accensione di un filamento metallico per produrre luminosità. questa accensione non provoca la rottura del filamento grazie ad uno speciale gas contenuto all’interno.
alogenaincandescenza
L’energia utilizzata viene in gran parte dispersa sotto forma di calore. Quindi il loro utilizzo è fortemente sconsigliato.
Le lampade fluorescenti, vedi i classici neon, emettono luce attraverso l’innesco di un gas , per l’appunto fluorescente, consumano molto meno delle prime due ma hanno come tallone d’Achille il numero di accensioni.
fluorescente
Inoltre hanno bisogno di qualche minuto prima di emettere la massima luminosità. Questo le rende inadatte in luoghi di passaggio.
Le lampade a led rappresentano attualmente la soluzione ideali in quanto consumano pochissimo, scaldano pochissimo ed emettono nell’immediatezza la massima luminosità.
Quando si compra una lampadina erroneamente guardiamo soltanto il valore in watt. E’ invece più importante il valore in lumen , ossia il valore della luminosità emessa dalla lampadina.
Ad esempio per avere una luminosità di 600 lm dobbiamo acquistare:
lampada alogena da 42w
lampada ad incandescenza da 60w
lampada fluorescente da 11w
lampada a led da 7w
Potete ben vedere la differenza di consumo per avere la stessa luce. Senza considerare la durata, in genere maggiore , ma spesso non è così se prendiamo lampade di scarsa qualità , delle lampade a led.
standby
La maggior parte degli apparecchi quali ad esempio le tv, lo stereo, il computer, i vari caricabatterie e cosi via , hanno al proprio interno dei circuiti che dissipano inutilmente energia.
In media parliamo di circa 5w l’uno. Se, come visto sopra, con una lampadina a led da 7 watt riusciamo ad illuminare una piccola stanza , lasciare accesi questi apparecchi senza motivo, equivale quasi ad uscire dalla stanza e lasciare una lampadina accesa.
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La scelta di una telecamera di sicurezza , per quanto semplice possa sembrare, richiede molta accuratezza . Grazie ai progressi nella tecnologia video, wireless e informatica, ci sono molti tipi di telecamere, ognuna con svantaggi e vantaggi. Per la scelta ottimale occorre conoscere alcune nozioni di base:
alcune tipologie
Telecamere Bullet
Telecamere dome
Telecamere Wireless
Telecamere filari
Telecamere ip
Telecamere ahd
Telecamere motorizzate
Telecamere varifocali
Telecamere a fuoco fisso
Sicuramente le telecamere ad oggi più utilizzate sono le bullet. Le telecamere bullet e dome hanno entrambe il nome per la loro forma. La maggior parte delle telecamere possono essere utilizzate sia all’interno che all’esterno, quindi conoscere questo dato è già di fondamentale importanza.
Per sapere se la telecamera che dobbiamo acquistare, è adatta all’esterno, deve avere un grado di protezione dagli agenti esterni ed atmosferici adeguato. Questo dato lo trovate nelle caratteristiche ed è il grado “ip”, che troverete sempre seguito da due numeri. In una telecamera adatta all’esterno questo numero deve essere superiore o almeno uguale a 44.
Telecamere Bullet
Le bullet prendono il nome dalla loro forma a proiettile. Queste telecamere, benchè esteticamente più inquinanti, hanno caratteristiche migliori rispetto alle dome.
Ad esempio avendo un tettino parasole, sono meno soggette ad abbagliamenti solari e sono meno soggette a sporcizia dovuta alle piogge . Spesso nelle installazioni professionali sono contenute in custodie termoregolate per evitare l’appannamento dei vetri.
Uno svantaggio è quello di essere più soggette ad atti vandalici a causa della maggiore facilità di spostarle rispetto alle dome.
telecamere dome
Le telecamere Dome sono sicuramente meno invasive e da lontano il malintenzionato riesce malamente a capire dove è effettivamente puntata.
Al contrario delle bullet possono essere più soggette alla sporcizia dovuta agli agenti atmosferici.
Non sono facilmente vulnerabili da attacchi di malintenzionati in quanto la loro forma rotonda non ne permette lo spostamento.
Telecamere wireless
Le telecamere wireless sono normali telecamere, bullet o dome, che trasmettono il segnale video ( a volte anche audio ), tramite una connessione senza fili.
Naturalmente hanno bisogno di un alimentazione esterna filare. Già quest’ultimo fattore gioca a sfavore . Se dobbiamo infatti portare una 12 volt alla telecamera, allora portiamo anche il cavo video.
Infatti è buona norma che gli impianti di videosorveglianza vadano connessi ad un gruppo di continuità per garantirne il funzionamento anche in assenza di energia elettrica e quindi anche l’alimentazione a 12v deve essere centralizzata.
Ne segue che se noi andiamo ad installare una serie di telecamere wireless avremo un alimentatore per ogni telecamera. E se vogliamo realizzare un impianto serio avremo bisogno di un gruppo di continuità per ogni telecamera oltre a quello per il videoregistratore.
Queste telecamere hanno un utilizzo hobbistico per la loro facilità d’installazione, ma sono tutt’altro che immuni da disturbi radio che deteriorano l’immagine.
telecamere filari
Le telecamere filari, che naturalmente comprendono varie tipologie e forme, sono quindi le migliori se non le uniche da utilizzare in un impianto professionale. Queste si dividono in due tipi : quelle con cavo coassiale e quelle a tecnologia ip con cavo di rete.
telecamere ip
Le telecamere ip, come accennato sopra , utilizzano un cavo lan per il comando, per l’alimentazione e per il flusso audio/video.
Ad ognuna di queste telecamere va assegnato un indirizzo ip successivo a quello dell’impianto a cui le colleghiamo. Ne consegue che la programmazione può variare a causa di successive sostituzioni sugli impianti connessi.
Questa soluzione trova il suo habitat ideale in grandi strutture dove , a differenza di quelle filari, che devono arrivare dirette al registratore, quest’ultime possono essere centralizzate in un apparecchio di rete.
Ad esempio in un palazzo di più piani, possiamo installare uno switch per piano, collegare ad esso più telecamere e ripartire con un solo cavo.
Va considerato anche il fatto che tutti gli apparecchi connessi devono essere di tipo “poe” ossia devono iniettare l’alimentazione elettrica sul cavo di rete.
Questo comporta la necessità di realizzare un serio calcolo dei consumi delle telecamere e un posizionamento studiato dei gruppi di continuità per il funzionamento in blackout.
telecamere ahd
Negli ultimi anni stiamo assistendo ad una grande evoluzione delle tecnologie applicate agli impianti analogici.
Grazie infatti al progresso di lavorazione delle immagini, ill livello di qualità trasmesso su impianti a cavo coassiale è incrementato. Sono prima apparsi in commercio impianti hd, poi full hd e attualmente ultra hd.
Naturalmente più aumentiamo la qualità delle immagini e più aumentano i costi. Dobbiamo infatti prevedere videoregistratori adeguati, hard disk di capacità maggiore e cavi di altissima qualità.
Possiamo affermare che per un impianto casalingo la qualità in fullhd è più che sufficiente.
telecamere motorizzate
Esistono in commercio delle telecamere chiamate “speed dome ” che sono in grado di ruotare di 360° ed eseguire degli zoom.
Queste possono essere comandate da tastiere con joystik sul posto di controllo, o da pc e smartphone, anche in remoto, attraverso apposite applicazioni.
Possono eseguire ronde visive continue abbinate a zoom automatici, precedentemente memorizzati, sui punti da noi scelti.
Abbinandole a sensori di sicurezza, possiamo addirittura, quando il sensore rileva una presenza, terminare per qualche secondo la ronda automatica e farla ruotare e zummare sulla zona interessata dall’infrazione.
telecamere varifocali e a fuoco fisso
Tutte le tipologie di telecamere, analogiche ed ip, possono essere a fuoco fisso o varifocali. Tutte le telecamere hanno all’interno dell’obiettivo una lente convessa che converge l’immagine ambientale in un sensore interno.
In base alla distanza del sensore dalla suddetta lente , abbiamo la messa a fuoco più o meno lontana della superficie inquadrata. Più la distanza focale è alta e minore risulterà l’ampiezza di inquadratura.
Generalmente le telecamere di videosorveglianza hanno obiettivi fissi o regolabili che vanno dai 2,8 mm ai 12 mm. Le prime sono chiamate grand’angolo appunto per il fatto che l’inquadratura risulta più ampia.
Ma se dobbiamo inquadrare una piccola zona a medie distanze dovremo utilizzare una focale più lunga.
Tuttavia grazie alle immagini sempre più definite delle telecamere moderne, anche con una grand’angolo riusciamo ad avere buoni risultati anche in lontananza.
Partiamo però dal presupposto che le telecamere, come l’occhio umano, non possono mettere a fuoco alla perfezione a tutte le distanze contemporaneamente.
Infatti quando leggiamo un libro, vediamo l’immagine in lontananza sfuocata, lo stesso accade quando guardiamo lontano e sfuochiamo le cose vicine.
videoregistratori
I videoregistratori si dividono in tre grandi categorie:
Videoregistratori chiamati “dvr” per telecamere analogiche e ahd
Videoregistratori chiamati “nvr” per telecamere ip
Videoregistratori ibridi chiamati “hvr”
Questi apparecchi consentono la registrazione h24 delle telecamere e la loro visione in real time. La registrazione viene effettuata su di un hard disk interno e la durata dipende dal numero di telecamere connesse, dalla qualità delle suddette e naturalmente dalla quantità di memoria posseduta.
Quando l’hard disk è pieno, vengono mano mano cancellate le immagini più vecchie.
Generalmente hanno all’interno una scheda di rete che ne permette la connessione da remoto tramite pc o app.
Quasi tutti hanno inoltre degli ingressi e delle uscite filari per dei consensi o degli allarmi. Utilizzati soprattutto per la gestione delle speed dome.
Gli ingressi a disposizione sono a multipli di quattro. Si parte dal 4 canali per poi proseguire con l’8 ed il 16 . Nelle versioni ip il numero di canali può anche essere maggiore, ma avremo soltanto un ingresso con cavo dati.
La maggiorparte ha anche due uscite video, hdmi e vga, per la visione real time.
Va fatta assoluta attenzione all’acquisto dei materiali , in quanto può succedere che una telecamera non sia compatibile con un videoregistratore perchè possono utilizzare standard di trasmissione ahd diversi (il discorso cambia per le ip ).
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In questa sezione del sito andiamo ad esplorare le soluzioni di diffusione sonora da applicare alla nostra abitazione.
mono o stereo
Nella diffusione mono abbiamo una serie di casse che diffondono interamente la gamma di frequenze emessa, mentre nella stereofonia vengono suddivise in due canali, destro e sinistro.
In ambienti piccoli dove le persone si trovano circa a metà tra le due casse, e qui porto l’esempio di una normallissima stanza della nostra abitazione, possiamo usare la stereofonia.
In ambienti di ampia metratura, ad esempio nella sala di un ristorante, dove le persone si possono trovare più vicine ad una cassa piuttosto che ad un altra, è meglio usare la monofonia in modo che ogni cassa emetta l’intera gamma sonora.
impianti dolby surround
Questa tipologia di diffusione sonora, utilizzata per l’ascolto di film o videogiochi, riesce a diffondere un suono tridimensionale.
Oltre infatti a divedere la gamma di suoni in destro e sinistro, implementa delle informazioni aggiuntive per il frontale o per il posteriore. Oltre ad aggiungere due ulteriori canali, il frontale e i bassi. Questo sistema viene chiamato 5.1 ossia cinque canali, più i bassi. Per poter ascoltare un contenuto in 5.1 lo stesso deve esssere codificato con tale sistema . Ne deriva che noi dobbiamo avere il decodificatore adatto per scomporre il segnale.
Ad oggi esistono anche una discreta quantità di tipologie di codifica, per poterle decodificare dobbiamo scegliere un apparecchio adeguato. Cosa riusciamo a fare in pratica con un sistema 5.1? Si crea un effetto sonoro tridimensionale come se l’utilizzatore fosse presente sulla scena.
Esistono anche dei sistemi 7.1 dove il segnale viene scomposto ulteriolmente aggiungendo due canali laterali, ma ad oggi sono meno diffusi e molto più costosi.
Questi impianti dolby naturalmente vengono installati in zone soggiorno e hanno poco a che fare con gli impianti di diffusione sonora. Per predisporre gli impianti 5.1 dobbiamo in pratica portare due tubazioni nella parte posteriore d’ascolto, meglio se a metà parete e solitamente per la parte frontale la distribuzione delle tre casse va fatta direttamente sul mobile.
diffusione sonora multiroom
In commercio esistono vari sistemi di diffusione sonora, noi andremo a studiare gli impianti multiroom, dove da una o più sorgenti esterne , possiamo stanza per stanza, accendere o spegnere, scegliere quale sorgente ascoltare, regolarne il volume e cambiare stazione di un eventuale sintonizzatore radio di sistema.
Queste funzioni sono accessibili in alcuni sistemi, da pulsantiera locale, da pc tablet o smartphone. In questi sistemi abbiamo due casse per ogni stanza funzionanti in stereofonia. Queste casse fanno capo ad un comando locale, generalmente alimentato e servito da un segnale bus, da dove è possibile comandarle.
Le sorgenti sonore gestibili sono solitamente sintonizzatori radio appositi o sorgenti esterne rca. In quest’ultime possiamo allacciare qualsiasi aparecchio dotato di uscite rca ( spinotti bianco e rosso ) o tramite un semplicissimo cavo, qualsiasi apparecchiatura dotata di attacco cuffie.
Solitamente esistono dei comandi generali d’impianto che agiscono su tutti gli amplificatori dell appartamento per evitare di dover fare il giro delle stanze per comandarli singolarmente.
Per predisporre questi impianti dobbiamo conoscere le caratteristiche degli apparecchi e quindi il tipo di scatola richiesta. Esistono ad oggi soluzioni radio e bluetooth ma personalmente preferisco le soluzioni filari.
Gli impianti di diffusione sonora, se compatibili con gl’altri sistemi, possono essere integrati in contesti domotici, dove è possibile ricerare scenari a vostro piacimento.
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Partiamo dalla considerazione che i normali impianti elettrici presenti nelle abitazioni svolgono le normali funzioni di base. Quali ad esempi l’illuminazione, la citofonia, la gestione del riscaldamento ecc… Si stanno però diffondendo molteplici altre soluzioni che consentono di aumentare il livello di confort delle nostre case.
domotica
Mi riferisco ad esempio alla possibilità di alzare e abbassare le tapparelle in modalità singola , di creare configurazioni di clima ideale, di controllare l’esterno della casa da un videocitofono. Queste funzioni in un impianto elettrico tradizionale potrebbero essere realizzate ma non possono dialogare tra loro. Ogni funzione infatti può essere comandata solo da un determinato comando. Il che significa ad esempio che quando usciamo dobbiamo fare il giro di casa, spegnere tutte le luci e abbassare tutte le tapparelle. Oggi grazie all’evoluzione tecnologica è finalmente possibile far interagire queste funzionalità personalizzandole in base alle nostre abitudini e necessità. Il tutto con possibilità di controllo da un touch screen in casa, da pulsanti per la creazione di scenari, da pc, tablet o smartphone da remoto o in loco.
scenari
Faccio degli esempi sulle posiibili applicazioni delle interazioni tra sistemi. Poniamo l’esempio dello scenario “uscita” dall’abitazione. Premendo un solo tasto o un comando su dispositivi mobili, posso far spegnere tutte le luci e magari accendere per qualche minuto le luci esterne, abbassare tutte le tapparelle, spegnere l’impianto di diffusione sonora, attivare l’antifurto, abbassare il riscaldamento. Porto un altro esempio, scenario “risveglio”: Accende le luci della camera alla minima luminosità, attiva la diffusione sonora, spegne l’antifurto, accende la macchina del caffè. Questi sono solo degli esempi , ma ci sono davvero infinite possibilità di integrazione .
struttura
L’impianto domotico permette un livello di flessibilità altissimo, ad esempio un tasto che accende una luce, senza passare cavi o fare modifiche, può tramite una modifica della programmazione, accendere un altra luce o diventare un comando di gruppo, ad esempio può far accendere tutte le luci di una stanza. L’ impianto può quindi essere sviluppato ed evoluto nel tempo, ma occorre predisporre al meglio la struttura d’impianto, predisponendone tutte le future funzioni aggiuntive. Il chè significa prevedere scatole più grandi, piccoli spazi dedicati per apparecchiature da aggiungere, scatole da incasso non al limite di spazi ed una interconnessione fisica tra gli impianti. Può risultare utile prevedere come detto sopra un punto dedicato alle varie apparecchiature ad esempio in un ripostiglio, dove concentrare tutte le apparecchiature esecutive dei vari impianti.
come funziona
In un impianto domotico in genere, abbiamo un cavo bus ( un cavo con due fili ) e su questo cavo passano tutti i segnali di comando. Su un cavo bus, quindi su due soli fili, possiamo collegare anche decine di pulsanti di comando. Allo stesso tempo, con gli stessi due soli fili, possiamo collegare decine di attuatori (relè ). Come facciamo ad abbinare il pulsante al relativo attuatore? Assegnandogli lo stesso indirizzo tramite configuratori o programmazione. Diciamo ad esempio ad un pulsante che è nell’ambiente numero due e deve comandare la lampada numero uno. La stessa configurazione la facciamo all’attuatore. Possiamo anche dire all’attuatore che deve far parte di un gruppo ed il comando che parte dal pulsante dedicato al gruppo, verrà accettato solo dagli attuatori abilitati a farlo. Questo è solo un esempio, ogni azienda ha le sue modalità di configurazione che però fanno capo a questo principio. Alcuni tra i primi sistemi domotici, mi viene in mente quello della Bticino, usavano dei configuratori numerici da inserire sui comandi e sugli attuatori. Ad oggi la maggior parte dei sistemi viene programmata da pc attraverso il riconoscimento dei codici seriali degli apparecchi connessi all’impianto.
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